La psicosi è, in gran parte, il risultato di una diade soggetto-oggetto che è presente nella mente dell’individuo psicotico. Questo significa che la mente della persona psicotica contiene sia il “Sé” che “l’altro”.
Con il termine psicosi si vuole designare una condizione patologica di sovvertimento della struttura psichica nei rapporti tra rappresentazione ed esistenza.
Quando si parla di psicosi, da un punto di vista teorico, molti autori degni di nota hanno cercato di offrire il proprio contributo rispetto all’analisi di tale psicopatologia.
Storicamente, Jung si è interessato alla psicosi accostandola alla sua teoria della mente; questa proposta di comprensione ha trovato spazio, nella teoria junghiana, all’interno dei concetti di inconscio collettivo e di archetipi che abitano la mente umana.
In sostanza, la persona più o meno psicologicamente consapevole, avrebbe “incontrato” gli archetipi nella propria mente, e la sua capacità di negoziazione rispetto a tale elemento intrapsichico corrisponderebbe ad una comprensione positiva di ciò che abita il proprio sistema mentale.
Questa spiegazione della psicosi può essere valida così come non esserlo; tuttavia, la validità di una particolare teoria non può basarsi solo su interpretazioni o costrutti appartenenti alla teoria stessa, ma, piuttosto, è la teoria che, quando rispettata, permette all’individuo di funzionare nel mondo.
Essenzialmente, l’utilità di una teoria definisce la sua validità e si pone in contrapposizione alla “verità” insita nella teoria stessa.
Jung ha postulato l’esistenza di simboli mitici che sarebbero profondamente radicati nella mente umana, abitandola. L’idea di un inconscio collettivo può suonare strano a molti studiosi, a causa della constatazione che vi sono poche o nessune prove che la mente possa rappresentare, inconsciamente, una collettività.
È noto che, dopo la rottura con il suo mentore, Freud, Jung si confrontò molto spesso con quadri psicotici, e questa esperienza ha costituito la base della sua teoria. La sua postulazione dell’inconscio collettivo riflette probabilmente una teoria basata su una spiegazione della propria esperienza mentale di psicosi.
L’inconscio collettivo junghiano potrebbe quindi riflettere una modalità disfunzionale di comprendere la mente; per tale motivo, alcuni autori ritengono che la teoria della mente di Jung può essere definita una costruzione psicotica.
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