Lo scorso anno, la Bbc ha pubblicato una serie di 18 articoli intitolata The Health Gap dedicati alla disparità di trattamento tra uomini e donne nella sanità, uno dei primi tentativi di ricostruire un quadro unitario di questa situazione drammatica.

“Sono 16 giorni che la creatura è venuta a mancare e devo aspettare lunedì. Non basta già il dolore di una mamma ma anche l’agonia. È uno schifo”, ha dichiarato a TPI la donna, una 40enne operaia in una piattaforma logistica, che ha lasciato il lavoro durante la gravidanza.
Purtroppo non si tratta di un caso isolato, ma questo è l’esempio di come sia considerato accettabile che una donna debba soffrire per settimane per un problema ostetrico-ginecologico. L’idea che il corpo delle donne sia naturalmente portato al dolore ha radici antiche quanto quella del peccato originale.
La Genesi racconta che Eva, dopo aver mangiato la mela della conoscenza nel giardino dell’Eden, viene punita da Dio con l’anatema: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli”.
Questo passo (che, come riporta Erri de Luca, contiene un errore di traduzione, dal momento che il termine ebraico “ètzev” si traduce con “sforzo” e non “dolore”) ha condannato le donne di ogni tempo a patire il dolore, ma soprattutto a non potersene lamentare, a darlo per scontato o, addirittura, a viverlo come una punizione.
Come le donne riescano a sopportare i dolori del parto è un mistero che ha sempre affascinato medici e scienziati, ma che ha anche creato una specie di mistica della sofferenza femminile (e la conseguente derisione di quella degli uomini, considerati incapaci di sopportare una febbre a 38°).
L’idea che le donne sopportino meglio il dolore (cosa su cui, in realtà, non c’è alcuna certezza scientifica, se non il fatto che i tipi di dolore che colpiscono i due sessi sono differenti) fa sì che non solo alle donne sia implicitamente richiesto di nascondere la sofferenza fisica – ed è questo il motivo per cui il congedo lavorativo in caso di mestruazioni dolorose è spesso percepito come un capriccio o un’esagerazione – ma anche che il trattamento che ricevono dalla sanità sia diverso rispetto agli uomini.
Tratto da “The Vision” - Prosegui nella lettura dell'articolo
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